In questo articolo vedremo cos’è l’email bounce, perché è importante e come migliorare il bounce rate in una campagna di email marketing.
Come migliorare il bounce rate nell’email marketing?
Uno dei fattori essenziali da monitorare nel corso di una campagna di email marketing è l’email bounce. Quando si parla di email bounce ci si riferisce più che altro alla frequenza di rimbalzo o “bounce rate” che indica quanti messaggi non sono arrivati alle caselle email dei destinatari.
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Il bounce rate è un indice particolarmente importante in quanto potenzialmente deleterio per la nostra reputazione e per quella del sender. Il rischio è che in presenza di molti bounce, le email vengano considerate dai provider come indesiderate e dirottate nella cartella Spam.
Avere un tasso di email bounce alto è quindi pericoloso per la deliverability e in grado di danneggiare l’intera campagna di email marketing che abbiamo pianificato.
Vediamo insieme quali sono le pratiche migliori per migliorare il bounce rate e dare vita a campagne virtuose per il nostro business basate su invii a liste aggiornate di contatti consapevoli e realmente interessati.
Email bounce: cos’è e perché è così importante?
Come abbiamo accennato poco sopra, per bounce rate o tasso di bounce si intende la percentuale di email che non arrivano a destinazione, pertanto, migliorare questo dato significa ridurlo drasticamente.
Esistono due tipologie di email bounce: soft bounce e hard bounce.
La prima, soft bounce, si riferisce ad errori di recapito temporanei, dovuti per esempio alla casella di posta del destinatario piena o alla dimensione/peso del messaggio. La seconda, hard bounce, è causata da un errore di consegna permanente, dovuto per esempio ad un indirizzo non più valido.
Per individuare le modalità di miglioramento del bounce rate è necessario capire a fondo quali siano i motivi per i quali le email vengono letteralmente rimbalzate dai provider.
Ecco alcuni esempi:
◾ La casella di posta del destinatario è piena
◾ L’indirizzo del destinatario non è più attivo
◾ Il destinatario ci ha segnalati come “posta indesiderata” 😱
◾ Il server di posta ha problemi tecnici
In realtà, per quanto sia necessario capire le motivazioni di ogni caso singolo, l’attenzione maggiore deve essere diretta al monitoraggio degli email bounce, i quali potrebbero seriamente minare la nostra reputazione andando ad influire sulla consegna di tutti gli altri messaggi indirizzati a caselle esistenti o a provider perfettamente funzionanti, facendoli confluire indiscriminatamente nelle cartelle “Spam” dei nostri contatti.
Il riscontro concreto che possiamo avere di questo fenomeno si traduce in livelli di coinvolgimento calanti da parte degli utenti, tassi di apertura e click inferiori alle aspettative e – ovviamente – un decremento tangibile delle vendite.
Dunque, se volessimo quantificare, quale deve essere il nostro obiettivo in termini percentuali per il bounce rate?
Possiamo dire con certezza che un bounce rate ottimale di aggira tra il 2 e il 5%, a seconda del segmento di mercato di appartenenza del nostro business. Qualora il dato superasse il limite del 5% è certamente consigliabile fare un’analisi per capire come ottimizzare il processo di pulizia delle liste.
Nel prossimo paragrafo, vedremo insieme le buone pratiche da mettere in atto per correggere una tendenza errata del tasso di bounce.
Come migliorare il bounce rate: i 6 consigli pratici
1. Segmentare la mailing list e inviare email con regolarità
Per evitare di essere categorizzati come Spam bisogna lavorare sul coinvolgimento degli utenti e per fare questo, la segmentazione è un passaggio fondamentale.
Conoscere le caratteristiche e le preferenze dei nostri contatti ci permette di inoltrare loro comunicazioni mirate e altamente pertinenti.
Un buon metodo di segmentazione consiste nel dividere i contatti a seconda del grado di engagement. Puoi quindi riunire in un gruppo i contatti più attivi e inviare loro email con una frequenza maggiore rispetto a quella che userai con i contatti meno attivi.
Segmentare in base all’engagement ti permetterà anche di mettere in atto campagne di riattivazione per i contatti dormienti nel tentativo di riconquistarli.
Inoltre, è bene considerare che una maggiore regolarità nelle comunicazioni produrrà una maggiore familiarità con il nostro brand, che verrà più facilmente individuato nella posta in arrivo, e produrrà un numero maggiore di clic: instaurare una relazione positiva e coltivarla generando fiducia nel lettore, produrrà un effetto virtuoso sulle performance della nostra campagna di email marketing.
Un ulteriore consiglio su come migliorare il bounce rate nell’email marketing è utilizzare domini di proprietà per l’invio delle email: utilizzare domini gratuiti come Google, Yahoo!, etc. – infatti – può risultare davvero low profile e generare sospetto nel destinatario.
2. Assicurarsi che le email non vengano categorizzate come Spam
Essere considerati Spam dai provider di posta elettronica è una eventualità tutt’altro che rara.
Fortunatamente, ci sono dei fattori che possono essere monitorati per assicurarci di non incorrere in questo problema e riguardano principalmente la formulazione dell’oggetto e dei contenuti della nostra email. Nel caso dell’oggetto, questo non deve contenere troppi numeri, caratteri speciali o parole eccessivamente esplicite in termini di urgenza o promozionalità. Per quanto riguarda i contenuti, assicuriamoci che siano coerenti con l’oggetto e il più possibile di utilità. Un errore purtroppo frequente è promettere qualcosa nell’oggetto dell’email e non darne riscontro nel contenuto della comunicazione.
3. Effettuare regolarmente test di prova A/B
Ottimizzare forma, contenuto e persino eseguire una segmentazione efficace è assolutamente possibile grazie all’utilizzo dei test A/B.
Dividere la propria lista di contatti in gruppi per proporre oggetti o Call to Action differenti ad esempio, e confrontare i dati rilevati ci darà modo di prendere atto della necessità di cambiamenti migliorativi, rispetto alla nostra strategia di email marketing di partenza.
In breve, i test di prova ci aiuteranno a determinare a quali fattori reagiscono meglio i nostri utenti.
4. Utilizzare le email di conferma aka il double opt-in
Come abbiamo visto poco sopra, spesso il bounce rate delle nostre email è influenzato dalla presenza di indirizzi email errati. È possibile infatti che un utente abbia sbagliato a digitare il proprio indirizzo di posta, pertanto una buona prassi consiste nell’inviare, al momento dell’iscrizione alla mailing list, un’email di conferma all’indirizzo fornito: questo ci permetterà di escludere in partenza account di posta errati o inattivi.
L’utente, in sostanza, per confermare l’iscrizione dovrà collegarsi alla sua casella di posta e cliccare il link di controllo da noi inviato.
5. Pulire regolarmente la mailing list
Oltre a controllare in partenza gli indirizzi email dei nuovi iscritti, un’ottima abitudine per migliorare il bounce rate nell’email marketing è quella di fare una manutenzione costante delle nostre liste.
Con il tempo, infatti, è possibile che indirizzi prima regolarmente attivi diventino obsoleti, pertanto è necessario monitorare le statistiche di apertura, eliminando gli iscritti inattivi da troppo tempo o dando vita a campagne di riattivazione al fine di individuare con certezza gli indirizzi ormai obsoleti e gli iscritti non più interessati al nostro servizio.
6. Chiedere agli iscritti di aggiornare i propri dati
Per migliorare l’email bounce e migliorare il bounce rate nell’email marketing, periodicamente è bene chiedere un aggiornamento ai propri utenti, specialmente se si mostrano meno attivi. È possibile infatti che abbiano un nuovo account di posta e che quello in nostro possesso sia caduto in disuso.
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In conclusione
In conclusione, in questo articolo, abbiamo visto come il bounce rate, in una strategia di email marketing, influisca notevolmente sui risultati e soprattutto sulla nostra reputazione presso i provider di posta elettronica.
Tenere monitorato questo dato ci consentirà un ritorno importante sul nostro investimento e ottimi risultati in termini di business.