Email marketing deliverability

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Il tema della email marketing deliverability, ovvero la capacità di arrivare nelle inbox degli utenti, è sempre più all’ordine del giorno visto che lo spam nella nostra posta continua ad essere un problema.
Forse ce ne accorgiamo un po’ meno rispetto al passato perché ormai usiamo tutti o quasi, consapevolmente o meno, dei filtri antispam.

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Vediamo come funzionano le principali metodologie di filtro adottate dai sistemi di posta.

Filtri basati su regole: le email sono accettate o rifiutate in base a regole definite dagli utenti.
Filtri Bayesiani o statistici: questa metodologia, basata sulle probabilità matematiche, assume che certe parole, frasi e formattazioni si presentino più frequentemente nello spam che nelle legittime email inviate con consenso dei destinatari. Vengono applicati filtri sulla base di queste probabilità.
Black-list: una black list è una lista di domini o mail server a cui viene proibito di connettersi ad un mail server. In genere le black list vengono usate insieme ad altre tecniche di filtraggio.
White-list: una white list è l’opposto di una black list.

I mittenti nelle white list sono in grado di inviare liberamente email dai loro domini. Per essere accreditato a questo status bisogna sottostare a rigide approvazioni da parte degli ISP (Internet Service Provider). E’ importante sottolineare che questo status è temporaneo e può essere revocato in ogni momento se ci fossero lamentele per spam (l’utente segnala la newsletter come spam) e/o il conteggio dei bounce (email non arrivate) sale oltre un certo livello.

Tutte le tecniche di filtraggio hanno una cosa in comune: cercano di evitare che gli utenti siano sopraffatti dallo spam. Naturalmente queste tecnologie hanno dei limiti.

Sfortunatamente i filtri non sono in grado di distinguere sempre tra spam e email “legittime” e ne risultano quindi quelli che vengono chiamati “falsi positivi” e “falsi negativi”. I falsi positivi sono email legittime che vengono erroneamente classificate come spam, i falsi negativi sono messaggi di spam erroneamente classificati come email legittime.

Se un’alta percentuale delle tue email viene classificata per errore come spam (cioè falsi positivi), le tue email non raggiungono i destinatari e le ricadute sul tuo business possono essere significative. Alcuni studi indicano che ovunque dal 10% al 25% dei messaggi basati sul consenso vengono classificati come falsi positivi.
Questo sta obbligando tutti i soggetti che effettuano opt-in email marketing (e quindi inviano email con il consenso dei destinatari) ad utilizzare alcuni accorgimenti per massimizzare l’email marketing deliverability delle loro email.

Questi accorgimenti si possono riassumere in una lista di best practices, di seguito elenchiamo le principali.

Scelta del mittente
Per l’invio non si possono utilizzare caselle private (del tipo [email protected], [email protected], ecc).
Dalle policy del DKIM in poi, occorre utilizzare caselle aziendali del tipo [email protected].
Questa condizione è essenziale per poter inviare e far recapitare le newsletter.
Inoltre nei DNS del dominio del mittente, occorre inserire i parametri DKIM e antispoof e il DMARC.

Indirizzi email
Quando si richiede l’indirizzo email agli utenti è buona norma richiedere l’indirizzo “reale” o “primario” invece di un indirizzo gratuito tipo Yahoo o Hotmail.
Gli indirizzi gratuiti tendono ad essere utilizzati per essere dati liberamente sui siti ed hanno una vita minore degli indirizzi reali o primari.

Manutenzione delle liste per una buona email marketing deliverability
Un indirizzo che fornisce un errore permamente 2-3 volte in 30 giorni deve essere rimosso dalla lista poichè gli ISP monitorano le percentuali delle tue newsletter che non arrivano a destinazione e le bloccheranno se continui ad inviare messaggi a caselle non più esistenti.
Infomail fa tutto questo per te, automaticamente, bloccando il caricamento degli invii ad indirizzi errati e il blocco degli indirizzi precedentemente terminati in bounce.

Contenuto
Molti ISP basano i filitri sui contenuti che appaiono nei messaggi: URL (indirizzo) del sito. Fai ricerche sugli inserzionisti che vogliono mettere i loro annunci e banner nella tua newsletter.
Se hanno usato il loro URL per inviare spam, il solo fatto di averlo nella tua newsletter può essere la causa che porta ad essere filtrati.

Parole e frasi nell’oggetto e nel testo
Scegli attentamente il linguaggio quando componi il messaggio: evita le frasi ad effetto, la segnalazione di tecniche per far soldi, la vendita di medicinali e la pornografia. Se devi usare parole che rischiano di essere filtrate non provare ad offuscarle con altri caratteri o uno spelling errato, servirà solo a farti sembrare uno spammer.

Immagini
Evita di creare messaggi che siano interamente immagini. Usa le immagini con parsimonia. Le più comuni tecniche di monitoraggio dalle aperture delle email usano le immagini per il calcolo.

Allegati
Con il diffondersi dei virus e dei maleware molti utenti sono sospettosi sugli allegati. Con Infomail gli allegati vengono gestiti come link al file caricato nella sezione “Allegati“, per ridurre le dimensioni dei messaggi.

Autorizzazione al trattamento dati
E’ importante avere il consenso legale al trattamento dati. È anche importante avere sempre, in ogni email, un chiaro link per effettuare la de-iscrizione dalla lista.

Il tema naturalmente non si esaurisce qui (sarà oggetto anche di altri nostri articoli) e l’utilizzo di una corretta piattaforma di email marketing assicura che gli errori più comuni siano evitati in automatico.

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